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Si è soliti pensare che le psicosi siano un ambito sui cui la psicoterapia non può realmente incidere. Si ritiene infatti che le talk therapy o non siano in grado di trattare tali disturbi efficacemente o che siano addirittura rischiose e dunque deontologicamente inappropriate.
Gli studi esistenti, con particolare riferimento alla CBT (Cognitive Behavior Therapy), contraddicono invece tali pregiudizi, mostrando anno dopo anno evidenze sempre più solide.
La rivista Schizophrenia Research ha reso gratuitamente scaricabile un importante articolo di Anthony Morrison, uno dei massimi esperti mondiali di psicosi. Morrison, docente dell’Università di Manchester, ha raccolto sempre più evidenze a favore di una teoria “normalizzante” delle psicosi, considerando queste forme esperienziali da un lato ben più diffuse di quanto si pensava un tempo, dall’altro non necessariamente patologiche.
A partire da questo approccio Morrison ed altri illustri autori hanno condotto importanti trial clinici che hanno evidenziato due risultati fondamentali. Il primo, ampiamente discusso nell’articolo succitato, ci permette di affermare che i trattamenti CBT delle psicosi in assenza di terapia farmacologica non sono pericolosi, ma addirittura riescono ad essere efficaci nella riduzione dei sintomi e nella prevenzione di condizioni di rischio.
Il secondo risultato, emerso in alcuni studi, è che possiamo riconoscere quantomeno una “non superiorità” degli interventi farmacologici rispetto agli interventi CBT. In uno studio recente si è addirittura riportata la “non superiorità” degli interventi congiunti CBT e antipsicotici rispetto agli stessi interventi CBT senza antipsicotici.
Questi risultati dovrebbero supportare da un lato la possibilità di comprendere i meccanismi di funzionamento dell’esperienza psicotica lungo un continuum che va da espressioni non patologiche a disturbi conclamati.
Dall’altro lato psicologi e psicoterapeuti dovrebbero riconoscere come il trattamento non farmacologico o almeno integrato tra CBT e antipsicotici è un’alternativa efficace e per molti pazienti preferibile ai soliti trattamenti antipsicotici. I dati raccolti sono sufficientemente solidi per far emergere come il discrimine sia tra psicoterapie efficaci e non, piuttosto che tra psicoterapia e farmaci.
L’articolo è stato scritto dallo staff della Redazione di PSYsimple
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