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Abbiamo bisogno di aiutare le persone a scoprire il vero significato dell’amore. L’amore è generalmente confuso con la dipendenza. Quelli di noi che sono cresciuti nel vero amore, sanno che si può amare solo in proporzione alla nostra capacità di indipendenza.
(Fred Roger)
Quando si parla di dipendenza interpersonale ci si riferisce a una dimensione transdiagnostica, caratterizzata dalla tendenza a ricercare gli altri per ottenere consigli, supporto e rassicurazione, che prevede un modo di comportarsi generalmente compiacente e passivo nelle relazioni, anche quando sarebbe possibile un funzionamento autonomo. Bornstein (1992,1993) nel modello cognitivo/interazionista (C/I) della dipendenza interpersonale, propone un’interazione tra componenti cognitive, motivazionali, comportamentali e affettive per descrivere il costrutto.
La componente cognitiva implica una percezione del sé come impotente e dell’Altro come competente, sicuro di sé. Il sé è bisognoso e genera una motivazione persistente volta ad ottenere e mantenere relazioni di supporto con potenziali protettori e caregiver. Il soggetto mette in atto strategie di facilitazione della relazione, volte a sviluppare e rafforzare il proprio legame con gli altri, stimolando contemporaneamente la risposta affettiva (es. ansia in assenza di relazioni, paura dell’abbandono, paura della valutazione negativa, ansia da prestazione), che non fa altro che confermare il concetto di sé come impotente.
Ma la dipendenza interpersonale è sempre disfunzionale?
Secondo Bornstein (1998) la dipendenza non dovrebbe essere considerata né come una caratteristica unidimensionale, né come sempre negativa, ovvero definita esclusivamente da debolezza e immaturità. Vi è, infatti, una variante sana della dipendenza, che può favorire migliori relazioni personali e funzionamento psicologico. Una sana dipendenza si riferisce alla capacità di chiedere aiuto e fare affidamento sugli altri, senza diventare problematicamente dipendenti (Bornstein & Languirand,2003).
Parlando di “healthy dependency” (HD) ci si riferisce ai comportamenti interpersonali assertivi ed utili per il raggiungimento di obiettivi. Si pensi ad esempio, a quanto sia adattivo e funzionale aderire in modo coscienzioso alle prescrizioni mediche ricevute (Bornstein, 2011). Per ogni essere umano è fondamentale essere in grado di costruire una dialettica tra il bisogno di relazionalità e il bisogno di un’identità autonoma (Blatt, 2004).
La “dipendenza sana” correla negativamente con l’ansia ed è associata a una maggiore soddisfazione in termini di qualità di vita, a relazioni più autentiche, maggiore autoconsapevolezza e minori preoccupazioni riguardo l’emergere di conflitti o timori di abbandono da parte di qualcuno vicino a sé (Bornstein et al., 2002).
Quali sono le altre prospettive sulla dipendenza interpersonale?
Spesso tale costrutto transdiagnostico è stato associato al disturbo dipendente di personalità (DPD), anche se nella clinica si osserva la presenza della dipendenza interpersonale in vari quadri personologici.
Bornstein (1993,2005), ipotizza che lo sviluppo di questo tipo di personalità origini in uno stile genitoriale iperprotettivo e/o autoritario, in cui i genitori non supportano i figli nell’autonomia e in forme di attaccamento ansioso ambivalente (Brennan, Clark e Shaver, 1998), in cui il caregiver risulta poco capace nel rispondere ai bisogni del bambino in modo continuo e coerente.
Oltre al DPD, si sente spesso parlare di “dipendenza affettiva”, termine che in Italia è entrato nel lessico comune grazie al libro della Norwood degli anni ’80: “Donne che amano troppo”.
La dipendenza affettiva attualmente non è stata inserita nel DSM 5(APA, 2013) per la mancanza di dati a sostegno della “patologia”. Viene però classificata tra le “New Addiction” (Valleur & Matysiak, 2004; Carretti & La Barbera, 2005), ovvero tra le nuove dipendenze comportamentali (dipendenza da internet, gioco d’azzardo patologico, ecc.).
Quale rapporto tra amore e dipendenza?
Per Maslow (1954), l’amore si trova in un sistema motivazionale che sta alla base dell’azione umana, e lo inserisce infatti all’interno della categoria dei bisogni d’appartenenza sociale. L’essere umano ha la necessità di sentirsi parte di un contesto, e di avere una vita relazionale soddisfacente, che si esplicherebbe nell’amare e nel ricevere amore.
Secondo Reynaud e collaboratori (2010), esistono delle differenze sostanziali tra amore e dipendenza. Gli autori parlano di “Love Passion”, ovvero uno stato di attaccamento sano e funzionale, necessario per il benessere dell’individuo e di “Love Addiction”, con cui descrivono uno stato disfunzionale, in cui l’individuo percepisce una necessità impellente dell’Altro, che si traduce in pattern relazionali problematici, indipendentemente dalle conseguenze negative di tale comportamento.
In questo studio si discute di un modello eziopatogenetico della love addiction, che cita all’interno dei fattori predisponenti le seguenti caratteristiche: traumi dovuti ad abuso emotivo e negligenza emotiva, stili di attaccamento preoccupato e timoroso, sintomi dissociativi a livello patologico, difficoltà nella regolazione delle emozioni.
Quale legame tra dipendenza e sessualità?
La ricerca in questo campo non ha ancora esplorato approfonditamente il legame esistente tra dipendenza, attività sessuale e funzionamento sessuale, i cui risultati potrebbero offrire conoscenze preziose per la consulenza sessuale, la terapia di coppia, la salute sessuale e la nostra comprensione generale della sessualità.
In uno studio recente (Natoli et al., 2021) si è utilizzato un progetto di ricerca multimetodo per esplorare come la dipendenza interpersonale e la “dipendenza sana” si leghino alle relazioni romantiche e sessuali.
Si è riscontrata una correlazione positiva tra “dipendenza sana” e il numero di partner sessuali, ed oltre a ciò i soggetti con alti livelli di HD riportavano di essere attivi sessualmente sia nell’attualità che nelle relazioni precedenti. Tuttavia, non sono emersi risultati significativi quando è stato analizzato il legame tra HD e relazioni romantiche. Ciò potrebbe rivelare la presenza di un’associazione tra attività sessuale e la disponibilità a cercare aiuto e supporto, o si può ipotizzare che vi sia una credenza per cui il soggetto ritiene di doversi presentare con tale abilità.
La dipendenza interpersonale, invece è risultata negativamente correlata sia al coinvolgimento che alla numerosità di relazioni romantiche, sia passate che presenti. I soggetti che presentano livelli più alti di dipendenza interpersonale tendono ad avere meno partner sessuali.
Complessivamente questi risultati suggeriscono che avere un concetto di sé come impotente e una presentazione del sé come dipendente, possa inibire il soggetto sia verso la ricerca di relazioni romantiche che sessuali. Mentre gli sforzi relativi alla dipendenza, citati come “dependency strivings” sembrano facilitare le relazioni romantiche, ma non quelle sessuali.
Generalmente, gli individui che si prendono cura dei loro bisogni sessuali, così come di quelli del partner, mostrano maggiore soddisfazione sessuale. Tuttavia, il soggetto dipendente tende ad evitare di affrontare i propri problemi col partner (Bornstein,1993).
Gli individui dipendenti possono tendere maggiormente a soddisfare le esigenze del partner e a essere meno in sintonia con la propria sessualità, rendendola di fatto meno soddisfacente, in quanto poco attenti ai propri bisogni (Herbenick et al., 2019). Inoltre un eccessivo focus sul partner può portare a un esito negativo all’interno del rapporto sessuale di coppia, contrariamente alle credenze del soggetto (Spreche, 2001).
Tali considerazioni possono risultare particolarmente utili per i terapeuti che si occupano di sessualità, fornendo una chiave di lettura maggiormente comprensiva e integrata degli aspetti personologici e sessuologici.
L’articolo è stato scritto dalla dott.ssa Consuelo Enzo – Psicologa Psicoterapeuta
Bibliografia
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Bornstein, R. F., & Languirand, M. A. (2003). Healthy dependency. New York: Newmarket.
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Brennan, K. A., Clark, C. L., & Shaver, P. R. (1998). Self-report measurement of adult attachment: An integrative overview. In J. A. Simpson & W. S. Rholes (Eds.), Attachment theory and close relationships (pp. 46–76). The Guilford Press.
Carretti, V., La Barbera, D. (2005). Le dipendenze patologiche. Clinica e psicopatologia. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Herbenick, D., Eastman-Mueller, H., Fu, T. C., Dodge, B., Ponander, K., & Sanders, S. A. (2019). Women’s sexual satisfaction, communication, and reasons for (no longer) faking orgasm: Findings from a U.S. probability sample. Archives of Sexual Behavior, 48, 2461–2472
Maslow, A. H. (1954). The Instinctoid Nature of Basic Needs. Journal of Personality, 22(3), 326-347
Natoli, A.P., Schapiro-Halberstam,S. & Kolobukhova ,A. (2021).A Multimethod Investigation of Sex, Romantic Relationships, and Interpersonal Dependency .Archives of Sexual Behavior, 50, 2621–2629
Reynaud, M. Karila, L., Blecha, L., & Benyamina, A., (2010). Is love passion an addictive disorder? American Journal of Drug and Alcoholic Abuse, 36(5), 261-267.
Sprecher, S. (2001). Equity and social exchange in dating couples: Associations with satisfaction, commitment, and stability. Journal of Marriage and Family, 63, 599–613 Valleur, M. e Matysiak, J.C. (2004). Sesso, passione e videogiochi. Le nuove forme di dipendenza. Torino: Bollati Boringhieri.
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