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di Anna Navarra
Il perfezionismo
Perfezionismo – letteralmente – significa “tendenza a considerare come inaccettabile qualsiasi imperfezione”. David Burns (1980) definisce perfezionisti “coloro i cui standard di comportamento risultano irragionevoli e ben al di sopra delle proprie possibilità, che si affannano incessantemente e in modo ossessivo per conseguire degli obiettivi impossibili”, dunque individui portati a misurare i propri meriti esclusivamente in termini di produttività e di risultati raggiunti.
Il perfezionismo, portato agli estremi, può arrivare a rappresentare un riflesso dell’identità, andando a coinvolgere tematiche personali inerenti il senso di sé. Proprio per questo, le persone perfezioniste spesso soffrono a causa di un senso di confusione e diffusione della propria identità (Flett, Hewitt, et al., 2002).
Il perfezionismo è descritto da Hewitt e colleghi come un costrutto complesso: un fattore di vulnerabilità inerente la personalità, clinicamente rilevante e in grado di predisporre gli individui a un ampio ventaglio di problematiche.
Dai trent’anni di ricerca in tale ambito svolti da Hewitt e colleghi (Smith et al., 2021) il perfezionismo emerge come un tratto multisfaccettato e multilivello. Hewitt, nel suo modello, teorizza che sia possibile identificare tre tipologie di perfezionismo: il perfezionismo auto-diretto, quello etero-diretto e quello socialmente prescritto. Qui interessa rimarcare che ci sono importanti elementi relazionali e motivazionali che rendono il perfezionismo uno stile di personalità che può operare, nell’individuo, su diversi livelli comportamentali. Per quanto riguarda le componenti interpersonali, si distinguono diversi stili perfezionistici di autopresentazione: l’autopromozione perfezionistica, la non esposizione dell’imperfezione, e il non disvelamento dell’imperfezione.
La dipendenza interpersonale
Il costrutto della dipendenza interpersonale è definito dal bisogno di essere in relazione con l’altro (“mi adopero con tutte le energie possibili nella relazione interpersonale”, “io mi sento che sono inutile da sola”, “non ho un senso da solo”). La necessità è quella di avere una relazione che metta in grado la persona di sentirsi viva, di sentire che esiste e che si attiva quando ci sono gli altri.
La dipendenza interpersonale è una dinamica presente in una grande varietà di disturbi; può complicare il quadro clinico e di conseguenza il trattamento. Possiamo trovare la dinamica della dipendenza interpersonale ad esempio nel disturbo istrionico, come modalità per avere attenzione, o nel disturbo evitante con il suo senso di non appartenenza, oppure ancora come senso di vuoto e di abbandono nel disturbo borderline, e nel narcisismo, ad esempio, per ricevere gratificazioni. Ciò che lega come un filo comune le diverse manifestazioni della dipendenza interpersonale è un senso di debolezza del sé, vissuto come inadeguato, indegno o bisognoso d’aiuto, associato ad una mancanza di direzionalità; vi è dunque la necessità di avere una figura di riferimento per sentire di avere una propria efficacia e un valore personale, e la difficoltà a considerare il perseguimento dei propri desideri come compatibile con il mantenimento della relazione stessa.Quando ad esempio c’è una mancanza di efficacia nella relazione interpersonale, lo stile relazionale è compiacente o passivo oppure all’opposto pretenzioso ed aggressivo.
Se non c’è in atto una relazione, la persona che presenta dipendenza non è capace di darsi “forma” e vive un senso di vuoto e di devitalizzazione. Dice Bornstein (2005) che quando le persone dipendenti sono minacciate di abbandono, possono comportarsi in modo attivo e assertivo, e alle volte persino aggressivo e violento, pur di assicurarsi il mantenimento della relazione.
Quale relazione tra perfezionismo e dipendenza interpersonale?
Diamo un occhio alla letteratura relativa ai contributi sulla relazione tra la dimensione del perfezionismo e le attitudini di dipendenza.
In Sherry, Hewitt et al. (2003) viene evidenziato che la concettualizzazione di Hewitt e Flett del perfezionismo su tre tratti di personalità distinti, permette di trarre conclusioni precise, riconoscendo il contributo differenziale delle caratteristiche del perfezionismo legate a se stessi e a livello sociale. Il perfezionismo socialmente prescritto è una combinazione unica di perfezionismo e dipendenza che è simile ma separata sia dalle aspettative irrealistiche delle attitudini perfezionistiche (PA) che dalle preoccupazioni di approvazione tipiche delle attitudini dipendenti (DA). Tuttavia, negli studi, gli atteggiamenti disfunzionali non hanno predetto in modo consistente la varianza aggiuntiva nella depressione oltre le dimensioni del perfezionismo (e viceversa).
Nei termini dell’ipotesi di vulnerabilità cognitiva specifica di Beck e colleghi, il PA interagisce con i problemi di realizzazione nel predire la depressione in studenti universitari di sesso femminile, e DA interagisce con i problemi interpersonali nel predire la depressione negli studenti universitari maschi, dimostrando l’effetto delle difficoltà come moderatrici della forza della relazione tra distorsioni cognitive idiosincratiche e depressione. Risultati analoghi sono stati ottenuti da Brown, Hammen, et al. (1995) e Lam et al. (1996).
Grzegorek, Slaney et al. (2004) propongono tre cluster: i perfezionisti adattivi, i perfezionisti disadattivi e i non perfezionisti. I punteggi ottenuti dai perfezionisti disadattivi in scale specifiche, erano fortemente correlati con la depressione autocritica, ma non con la depressione dipendente. In particolare, il Depressive Experiences Questionnaire (DEQ; Blatt, D’Afflitti, & Quinlan, 1976) misura due tipi di depressione, quella anaclitica e quella introiettiva. La depressione anaclitica, o dipendente, è associata a sentimenti di solitudine, debolezza, impotenza, e paura dell’abbandono. La depressione introiettiva, o autocritica, è caratterizzata da sentimenti di inferiorità, fallimento e senso di colpa. È anche associata a un costante esame di sé e a una paura cronica della disapprovazione, delle critiche e del rifiuto (Blatt, 1995).
Blatt e i suoi colleghi (per esempio, Blatt & Zuroff, 2002) hanno sostenuto che il perfezionismo è associato all’autocritica e non alla dipendenza. Blatt (1995) ha notato che “gli individui perfezionisti sperimentano una depressione che è concentrata principalmente su questioni di autostima e autocritica; essi rimproverano, criticano e attaccano se stessi, e sperimentano intensi sentimenti di colpa, vergogna, fallimento e inutilità”. Infatti, Blatt ha usato la sottoscala dell’autocritica del DEQ, sviluppata per misurare la depressione introiettiva, come misura degli aspetti negativi del perfezionismo. Poiché non sembrava esserci un’apparente connessione tra perfezionismo e dipendenza, gli autori non si aspettavano che i gruppi differissero sulla subscala della dipendenza del DEQ.
Dunkley et al. (2012) hanno esaminato le associazioni delle dimensioni del perfezionismo e della dipendenza con l’adattamento psicosociale nei pazienti con malattie coronariche (Coronary Artery 13 Disease, CAD). L’autocritica e le dimensioni degli standard personali del perfezionismo e della dipendenza risultano specifici fattori di vulnerabilità cognitivo-personali che possono contribuire a una migliore comprensione di numerose aree problematiche psicosociali che sono rilevanti per le malattie coronariche (CAD). Gli autori sottolineano come la letteratura che tratta del perfezionismo e della dipendenza come specifici tratti di vulnerabilità cognitivo-personali suggerisca un approccio potenzialmente fruttuoso che può fornire informazioni uniche per rendere conto in modo più completo delle variazioni personali nei risultati nel CAD al di là di ostilità e affettività negativa. Gli effetti di dimensioni quali il perfezionismo e la dipendenza non sono limitati al CAD, ma probabilmente si estendono ad altre malattie vascolari, come l’ictus.
Un altro lavoro rilevante in questo ambito è quello di Cheli e Mancini (2020). In esso, in un contesto centrato sui pazienti oncologici, gli autori mettono in luce “una organizzazione ad alto rischio della personalità basata su sovra-dipendenza, perfezionismo e narcisismo vulnerabile”. In una analisi di cinque casi, viene evidenziato come la qualità della vita dei pazienti, e la stessa percezione della gravità della situazione da parte dei terapeuti, possa venire influenzata dalla co-occorrenza di elementi di perfezionismo e dipendenza. La consapevolezza delle strategie maladattive che scaturiscono dalla combinazione di questi tratti può quindi portare a una più flessibile, migliore impostazione terapeutica.
Cavalletti (2021) ha infine osservato che uno stile interpersonale di auto-presentazione perfezionistica può essere riscontrato anche nel disturbo dipendente di personalità, in cui l’idea nucleare di se’ si caratterizza per il timore di non essere capace che conduce la persona a ricercare nella relazione con l’altro rassicurazione, approvazione e cura. In questo tipo di quadro, è centrale il riconoscimento da parte dell’altro, che avviene attraverso una relazione vissuta come una perfetta sintonia, in cui si tendono a considerare come propri i bisogni e i desideri altrui, e per la quale si è disposti a sacrificare molto di sé. Non esporre le proprie imperfezioni significa scongiurare la possibilità di essere “scoperti” come non capaci dall’altro, ma anche evitare ogni possibile conflitto.
L’articolo è stato scritto dalla dott.ssa Anna Navarra – Psicologa Psicoterapeuta
Bibliografia
Bornstein, M.H.. The dependent patient: A practitioner’s guide. American Psychological Association. 2005
Burns D. The perfectionist’s script for self-defeat. Psychology Today, 34-57. 1980
Cavalletti V., Balbo V., Floridi M., Di Natale S., Cheli S.. Perfectionistic Self- Presentation Scale: studio confermativo in un campione di giovani adulti, Psichiatria e Psicoterapia, No 1, Marzo 2021
Cheli S, Mancini F. When kindness falls apart: The disrupting effect of dependency, perfectionism, and narcissism in adjusting to cancer. Psychooncology. 29(3):579-581, 2020.
Dunkley D.M., Schwartzman D., Looper K.J., Sigal J.J., Pierre A., Kotowycz M.A. Perfectionism dimensions and dependency in relation to personality vulnerability and psychosocial adjustment in patients with coronary artery disease. J Clin Psychol Med Settings. 19(2):211-23. 2012
Flett, G. L., Hewitt, P. L., Oliver, J. M., & Macdonald, S. (2002). Perfectionism in children and their parents: A developmental analysis. In G. L. Flett & P. L. Hewitt (Eds.), Perfectionism: Theory, research, and treatment (pp. 89–132). American Psychological Association. 2002.
Grzegorek, J.L., Slaney R.B., Franze S., Rice K.G.. Self-Criticism, Dependency, Self-Esteem, and Grade Point Average Satisfaction Among Clusters of Perfectionists and Nonperfectionists. Journal of Counseling Psychology, 51(2): 192–200, 2004
Hewitt P.L., G.L. Flett, S.F. Mikail, Persfezionismo – Un approccio relazionale alla comprensione, alla valutazione e al trattamento. Fioriti Editore, 2020
Sherry S.B., Paul L Hewitt, Gordon L Flett, Melissa Harvey. Perfectionism dimensions, perfectionistic attitudes, dependent attitudes, and depression in psychiatric patients and university students, Journal of Counseling Psychology, 50(3):373-386, July 2003
Smith M.M., Sherry, S.B., Ge S.Y.J., Hewitt, P.L., Flett, G.L., Baggley, D.L. Multidimensional perfectionism turns 30: A review of known knowns and known unknowns. Canadian Psychology/Psychologie canadienne. 2021
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